Bonus e Superbonus iniziative di legge che hanno creato solo false illusioni e danni economici. Il pensiero dell’ing. Francesco Carpagnano, FkC.

Oramai è chiaro a tutti ed è oggettivamente acclarato che le norme di legge sui bonus e superbonus
fiscali in edilizia si sono rivelate un guazzabuglio legislativo che ha prodotto solo false illusioni e
danni economici, non solo ai proprietari di alloggi ed agli operatori interessati ma anche alle casse
dello Stato.
Penso che l’errore fondamentale di queste norme stia nel fatto che il “denaro liquido ed esigibile” si
sia voluto sostituire con bonus fiscali che, ovviamente, essendo solo “documenti contabili” non
sono altrettanto “facilmente esigibili”. È questo quello che è successo. È come se si avesse voluto
operare sul mercato con una moneta parallela che, alla fine, si è dimostrata priva di valore e
generatrice di inflazione.
Ma questi sono temi che appartengono agli economisti, a cui lasciamo volentieri ogni
considerazione, pur nella amara constatazione che i suoi effetti deleteri ci hanno travolto
inesorabilmente.
Della questione noi, ingegneri e architetti, possiamo invece trattare solo gli aspetti edilizi e quelli
urbanistici, non esimendoci però dal sottolineare il populismo ingannevole con cui sono state
pensate e rese vigenti norme di tal genere.
La scrittura di norme moralmente più serie e tecnicamente più efficaci, a nostro avviso, avrebbero
ottenuto i risultati che, invece, sono stati solo erroneamente ipotizzati per i bonus fiscali.
Sarebbero bastati, infatti, alcuni semplici aggiustamenti a norme di legge esistenti, già contenute
peraltro nel Codice dell’Edilizia, perché il tema della ripresa edilizia avrebbe avuto uno sviluppo
più semplice e proficua per tutti, senza dover scomodare l’Agenzia delle Entrate con le sue
quotidiane circolari esplicative; l’Enea con le sue macchinose procedure e le Banche con le loro
prerogative intransigenti per convenienza aziendale.
In particolare sarebbe bastato l’aver reso più adeguata la definizione di “ristrutturazione
urbanistica” di cui all’art. 3 comma 1 lett. d) che, nel combinato disposto con le leggi esistenti sulla
Rigenerazione Urbana e sull’Edilizia Sostenibile, avrebbe potuto prevedere premialità volumetriche
almeno del 300% e risolvere così ogni titubanza agli investimenti.
In tal caso, sarebbero stati più evidenti, più stabili e “certi ed esigibili” i vantaggi per tutti gli operatori (non solo quelli del settore edile), i vantaggi a favore dei singoli proprietari, i vantaggi per
la collettività e per l’ambiente; avremmo avuto consumo di suolo zero; un nuovo parco edifici in
linea con le efficienze energetiche e sismiche; maggiori introiti per le casse dei Comuni e dello
Stato: un reale rilancio dell’intera economia del Paese.
Niente, quindi, “bonus cartacei” di nessun valore ma solo denaro “di tipo tradizionale” a cui,
purtroppo, ci stiamo tutti disabituando.
Ma non voglio lasciarvi con la curiosità e vi faccio un esempio.
Con le stesse semplificazioni attualmente in vigore, ivi compresa la recente riscrittura delle
definizioni di “Manutenzione Straordinaria”, di “Ristrutturazione Edilizia”, di “Demolizione e
Ricostruzione”, la totale “demolizione” di un aggregato edilizio esistente (oggi inadeguato per
sicurezza sismica, per efficienza energetica, per sostenibilità ambientale) e la sua “ricostruzione”
(con differenti parametri edilizi ed urbanistici) darebbe vita ad un nuovo complesso edilizio, in linea
con le necessità di vivibilità e di efficientamento necessario.
È evidente che, in questi casi, dovrebbero essere concesse premialità volumetriche adeguate, per
rendere l’intervento conveniente per tutti i soggetti coinvolti (proprietari, operatori edili, ecc.) ed
efficace per il decoro e la rigenerazione urbana: anche le casse pubbliche ne trarrebbero beneficio,
introitando reali e più cospicui oneri e tasse.
Ad esempio, una volumetria premiale del 300% rispetto a quella esistente, renderebbe appetibile
l’operazione da parte dei proprietari che vedrebbero raddoppiare le attuali proprie volumetrie
(+100%) ed anche da parte degli operatori edili che potrebbero comodamente ammortizzare i costi
della demolizione e ricostruzione, introitando adeguati guadagni (+200%). Sono evidenti, infine, i
vantaggi di una rigenerazione, soprattutto per quelle aree degradate delle nostre città.
Un commento finale riguarda la tipologia edilizia dei nuovi aggregati che si andrebbero a realizzare
con questi valori di premialità volumetrica. In tale ipotesi, il nuovo aggregato a realizzarsi,
dovrebbe svilupparsi in altezza (ben oltre le attuali altezze previste dai nostri obsoleti Piani
Urbanistici Comunali), a tutto vantaggio delle aree di sedime che, essendo notevolmente decurtate
degli spazi occupati dalle vecchie costruzioni, consentirebbero ampi spazi per nuove strade,
giardini, aree ludiche e di svago, percorsi naturalistici, orti urbani, spazi collettivi, ecc.
In sostanza, con questa nostra proposta, si tratta di rigenerare interi isolati urbani ed aggregati
edilizi, oggi inadeguati ed insicuri, demolendoli completamente e ricostruendoli ex novo. Tutto ciò senza provocare nuovo consumo di suolo, anzi restituendo alla fruizione comune una significativa
parte di quelle aree verdi che la cementificazione d’assalto della prima metà del ‘900, ci ha sottratto.
In conclusione, a nostro parere, tali iniziative di legge, totalmente differenti da quelle che attengono
alla complessa ed inefficace gestione dei bonus fiscali, si svilupperebbero su valori di economia
reale, impiegando denaro realmente circolante in risorse economicamente quantificabili che
appartengono al mondo reale.

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